Chi viene a lezione di Kazuca la prima volta, nel vedermi muovere in scioltezza ed energia mai sospetterebbe che sono affetta dalla sindrome fibromialgica. Eppure è così.
Ho iniziato ad aver i primi sintomi a maggio 2007. Avevo crampi continui alle spalle con contratture improvvise che mi causavano dolori intensi. Giravo la testa e mi si bloccava il collo, infilavo una maglietta e sentivo delle fitte lancinanti. Poi ha iniziato a farmi male la schiena con dolori diffusi e lombalgia. Mi bloccavo nelle situazioni più strane. Non sono nuova al mal di schiena perché ho avuto un'incidente d'auto tanti anni fa che mi ha lasciato diversi problemi, fra cui una protrusione fra le vertebre lombari che ogni tanto si fa sentire, ma questi dolori erano diversi... Sono arrivata al punto di smettere di guidare perché anche una normale manovra di parcheggio mi faceva vedere le stelle! Il medico diceva che probabilmente era stress e che dovevo cercare di riposare. Chissà perché quando non sanno cosa dire tirano fuori lo stress! Mi ha prescritto antidolorifici, analgesici e mi ha mandata a casa. Ma a me questa tesi non convinceva. Ho voluto quindi sentire il parere di un amico fisioterapista. Lui è stato il primo ad avanzare l'ipotesi che potesse essere fibromialgia. Abbiamo iniziato a fare delle sedute settimanali per sciogliere le tensioni e mi ha consigliato un miorilassante.
Poi ad ottobre è arrivata la stanchezza: mi sentivo stanca, sempre. Stanca a stare in piedi, stanca a star seduta, ma stanca anche a stare a letto. E la mattina ero più stanca di quando andavo a dormire! Dormivo male ma non lo sapevo. Questo è un altro sintomo della malattia. La vita quotidiana stava diventando faticosa; andare a fare la spesa richiedeva una buona dose di energia, soprattutto per spingere il carrello pieno e per portare le borse; non parliamo poi di fare i "lavori di casa". Ho dovuto prendere una persona che mi aiutasse. A novembre all'improvviso il corpo è diventato rigido, ma di una rigidità innaturale per una come me che fa tanto movimento. Mio marito si è spaventato e mi ha portata subito dal fisioterapista ma i trattamenti non facevano miracoli e nemmeno i farmaci. Per una settimana sono andata a lavorare con il deambulatore: non sono una che si arrende io! Nemmeno con quel tipo di dolori. Ma il morale era in fondo ai piedi. Ho iniziato a temere il peggio. Perché quando ti trovi in una situazione come quella, con il corpo che fa quello che vuole e che non controlli più, ti senti impotente. E per la testa ti passa ogni tipo di pensiero.
Sono tornata dal medico per sentire un suo parere, ma l'approccio "tradizionale" ti prescrive un sacco di farmaci ed un unico percorso: quello reumatologico. Mi ha quindi consigliato, visto che la sintomatologia era appena iniziata, di provare con un approccio "alternativo" più leggero e naturale. Sì, ma quale? Omeopatico? Fitoterapico? L'unica cosa era provare perché non c'erano ancora studi validi da poter consultare e il percorso era molto personale. Che bello! Così ho aperto Internet e ho iniziato a farmi una cultura.
Fra le tante cose che ho scoperto (di cui magari vi parlo un'altra volta), è che la fibromialgia, più stai fermo sul divano a soffrire e compiangerti, più ti irrigidisce e ti massacra di dolore. Ho iniziato quindi a ragionare su quello che stava accadendo al mio corpo dal punto di vista scientifico e accademico (la danza è il mio pane quotidiano e di conseguenza pure l'apparato locomotore) e a come contrastarlo. Così, prima è arrivata la ginnastica con la fitball, una palla medica sulla quale fare esercizi di allungamento e di elasticità muscolare. Poi, in un secondo momento ho messo a punto un programma ad hoc per tornare in pista: la Kazuca. Il programma di allenamento che facevo ai miei allievi di danze caraibiche era perfetto per creare un programma ad hoc. I passi di danza, uniti alla capacità della musica di agire sul ipotalamo (le basi neuropsicologiche della musica erano state materia di studio di molti anni fa) e il programma graduale e aerobico, su me facevano miracoli, e allora perché non farne una disciplina da insegnare anche agli altri? Da lì in poi, tutto il resto è storia.